È una frase forte, ma ora ti spiego.
Qualche tempo fa Shane Parrish, figura leggendaria nella nicchia del “Critical Thinking”, ha postato un tweet piuttosto controverso:
In Italiano:
”Le persone che non si fanno vedere in ufficio finiranno per lavorare per coloro che invece lo fanno”.
In poche parole:
Vuoi avere fare carriera e avere successo? Vai in ufficio.
Il motivo di tale affermazione risiede nel proximity bias, una distorsione cognitiva della psiche umana secondo la quale siamo portati a preferire oggetti o individui verso cui proviamo una sensazione di vicinanza e di prossimità.
Non è un caso che uno dei maggiori consigli professionali per fare carriera in azienda sia quello di spendere quanto più tempo vicino al proprio capo.
Del resto non importa solamente quanto siamo bravi, ma anche quanto le persone si accorgono della nostra bravura, soprattutto se sono responsabili verso il nostro avanzamento di carriera.
In un certo senso quindi sì… se lavori in un’azienda che non è full-remote e scegli di non presentarti quasi mai in ufficio potresti perdere la corsa competitiva contro i tuoi colleghi.
Ecco quindi tre soluzioni:
Vai in ufficio.
Diventa insostituibile a tal punto da poterti evitare l’ufficio senza subire ripercussioni.
Infine, puoi sempre cercarti un lavoro in un’azienda full-remote.
(In Marketers trovi la nostra Job Board con tanti annunci di lavoro).
Detto questo però il tweet di Shane ha aperto una domanda molto importante nella mia mente…
“Com’è possibile farsi notare e sfruttare il Proximity Bias in un’azienda full-remote?”
In Marketers siamo piuttosto meritocratici e cerchiamo di premiare le persone in base ai loro risultati e al loro grado di insostituibilità.
Eppure questa domanda mi ha fatto riflettere sui tanti contesti in cui ho provato simpatia nei confronti di persone o collaboratori a me vicini.
Sono giunto quindi alla conclusione che la vicinanza è un’ottima strategia di persuasione, ma solamente se unita ad altri fattori.
Quali?
Questi sono quelli che hanno funzionato in Marketers:
Il primo valore è senza dubbio l’eccellenza.
Ho sempre avuto paura di delegare qualsiasi cosa. Poi ho conosciuto persone molto più brave di me che mi hanno regalato emozioni incredibili.
Non c’è niente di più soddisfacente che delegare qualcosa e vedere un output migliore di quello che avevamo immaginato.
Quindi – sarà scontato – ma occorre essere dannatamente bravi in ciò che si fa.
Il giocatore più forte, che segna più goal, è sempre destinato al successo economico e alla fama.
Dovete essere più bravi dei vostri superiori.
Il secondo valore è l’intraprendenza.
Una delle priorità di Marketers è la velocità: abbiamo bisogno come l’aria di essere veloci e di non perdere tempo rimandando l’operatività a favore di call, comunicazioni e continui confronti.
Le persone che fanno o propongono cose che reputano importanti per l’organizzazione ancora prima che tu l’abbia chiesto sono persone semplicemente insostituibili.
Se dovessi dare un unico suggerimento a qualunque professionista gli direi: “pensa con la mente dell’imprenditore e agisci come se l’azienda fosse tua”.
Vuoi stupire il tuo capo? Comportati come se fossi il suo socio.
Anticipare i bisogni della propria organizzazione è una dote straordinaria.
Io ad esempio adoro essere circondato di persone con grandi idee e che vedono le cose prima che io possa immaginarle.
Vuoi essere un imprenditore fortunato? Circondati di persone che ti facciano sentire il più stupido della stanza.
Il terzo valore è l’empatia.
In Marketers ci sono persone fantastiche. Mi sorprendo sempre di come abbiamo trasformato tante amicizie in relazioni lavorative e tante relazioni lavorative in amicizie.
Nella mia vita non c’è più una distinzione tra il gruppo dei miei collaboratori e il gruppo dei miei amici.
Eppure l’amicizia nasce su solide fondamenta, e conoscerle è importante.
Come si diventa amici di qualcuno?
Passandoci molto tempo assieme
Ascoltandolo e facendolo sentire ascoltato
Creando memorie, ricordi ed emozioni positive
Ecco… Talvolta capita di essere bravi e intraprendenti sul lavoro, ma di non essere capaci di fare carriera lo stesso.
Com’è possibile?
Probabilmente inneschiamo sensazioni o emozioni negative nelle persone che sono responsabili verso il nostro avanzamento di carriera.
La storia aziendale è piena di manager che, sentendosi minacciati dalla bravura di un proprio collaboratore, ne rallentano il suo avanzamento professionale.
Certo, da un lato è un errore di leadership commesso dal manager, ma dall’altro capita a volte che il collaboratore non si renda conto della sua scarsa capacità di generare empatia.
Forse il vostro capo è uno stronzo, oppure forse siete voi incapaci di essere amichevoli.
Altre volte siete semplicemente diventati la persona sbagliata nell’azienda sbagliata.
L’ultimo ingrediente.
Ecco io credo che queste tre abilità – se applicate correttamente – consentano a chiunque di fare carriera, anche da remoto.
La vicinanza però rimane l’ultimo elemento del puzzle, che ahimé non va sottovalutato.
I nostri capi, mentori o superiori spesso hanno la testa su mille cose e non sempre hanno la possibilità di accorgersi di ciò che facciamo, soprattutto se non hanno uno contatto stretto con noi.
Ecco perché non bisogna aver paura di scrivergli, di chiedere feedback sul proprio lavoro e di proporre loro idee, feedback o riflessioni interessanti.
Renditi utile al prossimo e lui si renderà utile a sua volta.
È la prima legge della Persuasione di Robert Cialdini e non va dimenticata mai.
Io ti ringrazio per avermi letto.
Puoi condividere questa lettera con i tuoi colleghi, soci o collaboratori.
Potrebbe tornargli utile :-)
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Un abbraccio,
Dario
Estremamente interessante! Credo che il terzo valore, da solo, possa essere quel 20/80 che ci porta grandi risultati, in termini di relazioni, business e felicità. Che ne pensi?